Penso che più o meno tutti avremmo provato a ricercare il nostro nome su internet per vedere cosa compare. Da un lato se siamo dei professionisti, vedere cosa si trova in merito alla nostra professione, e dall’altro cosa si vede invece di personale.
I primi potremmo classificarli fra i risultati voluti, perché rendere pubblico il nostro profilo professionale è tutta pubblicità gratuita per noi, anzi è quello che dobbiamo fare per non rimanere esclusi. Ma il rovescio della medaglia sono i secondi in cui potremmo avere risultati indesiderati, ed è qui che oggi voglio focalizzare la mia attenzione.
Premettiamo che ci vuole come sempre il buon senso, come in tutte le cose.
Ormai è divenuta un’abitudine pressoché consolidata in gran parte di noi, di avere uno o più profili personali sui vari social e rendere pubbliche le nostre foto per condividerle con gli amici.
Non c’è nulla di male nel pubblicare foto o video su internet, personalmente è una cosa che ho sempre fatto, fin dagli albori da quando ho scoperto internet, ho un sito personale, che si è evoluto col tempo, in cui condivido la mia passione. Però a mio avviso ci vuole moderazione, perché tutto quello che mettiamo in internet viene sventagliato al mondo ed entra nel giro dei motori di ricerca.
Noi non ci rendiamo conto, ma qualsiasi azione compiamo sul web, viene monitorata. Un esempio: avete mai fatto caso ai banner pubblicitari che casualmente riguardano attività della vostra zona, o che sono attinenti ad una ricerca che abbiamo appena fatto?
Nel fine primario di raccogliere tali informazioni non c’è nulla di male, se non di mostrarci della pubblicità su misura per farci comprare, chiunque abbia un’attività ed investa in pubblicità, cerca di farlo al meglio finalizzando i propri sforzi per ottenere dei risultati. Ma dietro questo fine potrebbe esserci anche qualche malintenzionato che tenta di rubare queste informazioni sensibili con ben altri scopi.
Come possiamo difenderci?
Come dicevo all’inizio, ci vuole sempre buon senso. Nulla di male nel condividere foto e video, ma c’è modo e modo. Condividere per mostrare qualcosa di utile, esempio le foto di una città che abbiamo appena visitato, possono essere utili, ma no di certo le foto della serata con gli amici, peggio ancora di chi mette in rete le foto dei propri figli. Se proprio voglio condividerle ci sono ben altri mezzi che ci consentono di preservare la privacy, come la posta elettronica o le chat, in cui la comunicazione non è pubblica.
Controllare le impostazioni della privacy sui nostri profili social, quando ci vengono chiesti dati personali fornire solo il minimo indispensabile, se certe informazioni sono facoltative lasciamole in bianco, meno diciamo meglio è.
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Attenzione anche alle innumerevoli app che abbiamo sullo smartphone, non dire sempre di sì quando ci viene richiesta l’autorizzazione per localizzare la nostra posizione.